SILENZIO presso Teatro Camploy


fatebenesorelle teatro
PATRICIA ZANCO
www.patriciazanco.it
http://www.youtube.com/watch?v=s9k5bYHJdJ8
www.youteatro.it

spettacolo vincitore del II°PremioOff - Teatro Stabile del Veneto
Drammaturgia Patricia Zanco, Daniela Mattiuzzi, Alberto Graziani
con Patricia Zanco, Linda Bobbo
regia di Zanco/Mattiuzzi
musiche di memmusic

PRODUZIONE fatebenesorelle teatro, Dedalofurioso, Associazione Dafne, Comune di Vicenza

Da uno spettatore :
Il “Silenzio” di Patricia Zanco e le piccole vittime

La bellezza del teatro è che esso non è ne vetrina, ne contenitore, ma è contenuto. Attraverso il contenuto subentra lo stimolo per muovere la massa critica verso un determinato argomento. Un lavoro ben fatto porta chi lo segue a trarne non solo ulteriori domande ma scambi di opinione e appunto critica (positiva) per un nuovo costruire d'insieme.
"Silenzio" è questo.
Patricia Zanco, in ottima e matura forma è capace non solo di raccontare ma di far percepire e odorare il nauseante problema che sciocca il pubblico, desta interesse, sconvolge e ne è da subito partecipe.
Questo passaggio dal teatro di narrazione civile a teatro sperimentale civile con forme diverse, anche ironiche in alcune parti, per toccare il tema della violenza sui minori è fondamentale per andare a pizzicare l'emozione.
In uno spettacolo teatrale all'interno di questa tematica lo spettatore può avere la percezione di cosa si andrà a parlare e ne è fondamentalmente consapevole ma di sicuro certi passaggi non li aspetta. Patricia Zanco è brava a provocare e a dire le cose. Dirle, senza scandalizzare, ma facendole tastare con mano per diverse forme teatrali, quali i giochi di voce, le ombre, i suoni, i rumori, le azioni dove ognuna ha un determinato peso. Usa parole forti, le parole che rappresentano ciò che accade nella realtà, parla di sangue, di merda in bocca, di pompe, di seghe, di erotismo e mentre il pubblico in quel contesto non si scandalizza, il pensiero va a tutte quelle "non parole" che fanno parte della finta realtà raccontata nel quotidiano in TV e che di parole (nascoste) ne vengono dette di ben peggiori. Ma qui si parla di contenuto, la tv di fatto è un contenitore. Il tocco artistico di Zanco, davvero brava, non rallenta il grezzo e lo squallore di una violenza che non può essere capita, né giustificata, eppure lo spettatore si sente inerme fino a quando non nasce in esso la voglia di alzarsi e gridare, dire quel “basta” che forse non serve per risolvere il problema, ma certamente di non rimanere solo spettatore.
Forse bisogna fare quel passo in più e non pensare alla prevenzione come il "non dire le cose" per non farle accadere, ma il dirle in modo corretto e soprattutto diverso. Questo è teatro e deve rimanere teatro.
E' un teatro certo d'emozione, ma prima di tutto d'incontro.
La prevenzione è incontro con il tabù, è sbattere la faccia addosso al problema per diventarne consapevoli e agire. L'arte aiuta in questo. La consapevolezza del non fermarsi qui è forte e deve diventare una forza nuova, capace, rottura degli schemi. Come contenitore diventa contenuto cosi protezione diventa prevenzione. Dove per protezione ci si chiude all'interno di un cerchio mentre la prevenzione lo apre per far capire che solo aprendosi al problema questo verrà risolto.
Nel dopo spettacolo la Zanco scende dal palco, l'attrice incontra il suo pubblico non da attrice ma da attivista, provoca ulteriori domande assieme agli attivisti dell'associazione Dafne, nata nel bellunese per fronteggiare il tema dell'abuso sessuale minorile.
Belluno è in Veneto, e la storia parla di un insegnate che ha abusato in 30 anni di 50 bambine e forse più. Siamo in Veneto, siamo nel bellunese, siamo tra le montagne, siamo a casa nostra. Non è un problema di altri perché agli altri accadono le cose, è un problema nostro. Ed è forse questo che desta ancora più squallore, la perfezione veneta, il lusso di una regione ricca dove dietro si lacera lo schifo più assoluto. Stiamo parlando di bambini e bambine e questi ormai divenuti grandi si alzano tra il pubblico, prendono il microfono e parlano a degli sconosciuti in platea, raccontando l'esperienza dei loro abusi sessuali da bambini. Non è tv, non è terzo mondo, non è roba d'altri. E' teatro che riporta straordinariamente alla realtà (del resto il teatro è una forma artistica reale di adesso per adesso), è Italia, è Veneto, è roba nostra. Allucinante.
Quello che è uscito dal Teatro Astra di Schio è un pubblico ancora perplesso e con lo stomaco sottosopra. Ma va bene così, vuol dire che forse saranno accese meno TV e si guarderà più lontano rispetto al volerci addomesticare in un altro modo.


Broccardo Manuel

(27/11/2011)

Immagine allegata

Allegato: SILENZIO - presentazione.pdf (139.8Kb)
Allegato: zanco-3.pdf (398Kb)

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