SEGNALAZIONI Poesia a Rinascita
Venerdi 3 Aprile ore 18.30
presso la libreria Rinascita di c.so Portoni Borsari 32 a Verona
Incontro con i poeti
MARCO DE GEMMIS e LUIGI TRUCILLO
introduce NICOLA PASQUALICCHIO
Nel corso della conversazione saranno presentate le raccolte:
Seconde singolari (100 poesie) di Marco de Gemmis, Bibliopolis 2008, (NA) ironico canzoniere amoroso contemporaneo e
Lezioni di tenebra di Luigi Trucillo, Cronopio 2007 (NA) Napoli, vincitore della scorsa edizione del Premio Nazionale di Poesia Lorenzo Montano", poema-urna" delle tracce dell'attentato nella metropolitana di Londra del 2005.
a cura di Roberta Morgante e Mercedes Spada
Su Seconde singolari:
Rivista Eventi, la Feltrinelli, Napoli
Il principale materiale di costruzione di questa prima raccolta di Marco De Gemmis, Seconde singolari (cento poesie) ,Bibliopolis, è dato dalle relazioni con i numerosi e per lo più immaginati tu destinatari dei versi, ai quali il titolo rimanda. Osservazione delle umane, necessarie ma molto imperfette relazioni amorose, capaci di salvare e procurare piacere, ma anche di determinare difficoltà, silenzio e incapacità di ascolto, soffocanti sottrazioni di autonomia, separazioni e conseguenti solitudini. Scene, fotografie, quadri di quotidiana vita amorosa, nei quali chi legge difficilmente non riconoscerà la propria esperienza. Tutto ciò diventa materia per una ricerca poetica originale e trascinante, resa lieve dalla cifra ironica.
Marco Rossi-Doria, La Repubblica 17 gennaio 2009, sezione: Napoli:
Nel libro "Seconde singolari", le cento poesie di Marco De Gemmis (Bibliopolis, 2008), la parola non è assicurata in nulla: torna e viene, sparisce o si chiama quasi assente, se ne va, appare di sfuggita, scompare ancora, ci raggiunge o arriva in altro luogo, di cui vieni a sapere poi- oppure, non invitata, si presenta ben vestita nei tuoi stessi luoghi ma in ritardo o, altre volte, in sontuoso anticipo…: "Le parole che fai partire il vento se ne appropria, e se è che nulla si distrugge completamente: tornano e si sono fatte d' altra materia, fuori contesto vedi che non so distinguerle - le tue - dagli arrivi dei treni". Sì, nelle poesie di De Gemmis qualcosa si appropria delle parole e le trasforma in altra materia o le mette in altri frangenti. E ciò crea scompiglio, produce scatti, desta sorpresa. E dà ritmo. Ma non so se sia veramente il vento o altre entità "eterne" ad appropriarsi delle parole di De Gemmis. O non, piuttosto, qualcosa di più "manufatto" e di più finito. Com' è l' arrivo dei treni, appunto, o di ogni altro marchingegno con cui i nostri giorni si accompagnano. Qualcosa di meno distante da quel che siamo e che facciamo. I versi di De Gemmis scelgono di misurarsi con i manufatti quotidiani. Vi si poggiano, come a trovare riposo e misura. "Poggi le parole del giornale e della bocca sul comodino". Poi, per riprendere a muoversi prendono dal mondo un qualche accidente del nostro stesso parlare. Ma in modo discreto, sorvegliato. In questo modo il verso pare quasi trovarsi da sé. Sono le frasi degli altri - le tue - oppure le mie, le loro, le nostre. Che sono state ruminate da qualche parte. E così è anche per le sue però: "ancora di nuovo le parole". Dunque non è il vento che si è appropriato delle parole. è il verso che ha saputo carpire le parole dalle cose e dalle persone. E le ha messe in moto, guardandole nel loro movimento ma anche guardando da qualche altra parte… Ma c' è dell' altro ancora in queste poesie: De Gemmis le parole non le ha disvelate se non in parte. Invece ha usato il movimento stesso per impedire che venissero pienamente spiegate. In attesa o in sorpresa, poco importa. E ha fatto bene a lasciarle così, in balìa. Perché accade, in questa nostra città come altrove nel mondo, che così le parole possono reggere. E succede che i versi in movimento siano, invece, capaci di restare. Perché, in fondo, si nutrono di una qualche assenza.
Su Lezioni di tenebra
Emanuele Trevi, Il Manifesto, 16-12-07 :
Che cos’è allora l’esperimento poetico di Trucillo? una specie di Spoon River, della morte per bomba, della morte anonima negli spazi pubblici che ogni giorno si replica… con la precisazione decisiva, però, che le vittime contemporanee, a differenza delle pietre tombali di Spoon River, non sono più in gradi di prendere la parola testimoniando di sé in prima persona. Non diversamente dai loro corpi, anche la loro identità è qualcosa di esploso, fatto a pezzi, “un polverio di lacrime/ e di piume/ troppo sottile/ per essere afferrato”. E allora, al poeta toccherà assumersi le incombenze del narratore, spingendosi come un aereo fantasma, al limite possibile della prossimità. Ma se è vicino lo è, alla maniera di un angelo di Wim Wenders, con una soggettività che è, paradossalmente ancora più postuma di quella delle vittime. C’è un momento in cui “ i sogni degli uccisi/ volano e ronzano/ ancora,/riempiendo il vagone/di molecole alate/che hanno gli occhi incastonati/ nel dorso”.
E’ nella durata di questo momento che, idealmente, si colloca tutta la residua possibilità di poesia ed è importante che… la scena prescelta sia una, con un luogo ed una data unici, come unica e irripetibile è la singola esistenza della vittima. Proprio perché è un poeta e l’ambito della poesia è sempre il singolare, colui che parla in questo libro si rifiuta di staccarsi dalla sorte del singolo. Trucillo ha ragione perché se può esserci un’etica implicita nel discorso poetico, essa coincide con il rifiuto del generico, del finto universale che non è altro se non un di terrorismo di altro grado, e definitivo…
Marco Zulberti, Uomo Città Territorio Dicembre 2008:
I versi immettono all’interno di una parola testimone e traccia di una realtà accaduta in un momento, una parola sgomenta reazione che cerca di vedere in modo impossibile tra quei cunicoli oscuri in cui “ il corpo/ sa di essere solo, come un brivido, o un piede a mezz’aria”… descrivere quello che era prima e dopo, intorno al “corpo che esplode”, cercare i segni premonitori di quell’onda di morte nella “fuliggine”, traccia di quel rogo. Seguono le identità incerte di quelle anime scomparse, un’antologia che sgorga… sulle rive cementificate di una rotaia divelta. Il luogo è una cavità buia, un vuoto in cui il corpo si trova come un naufrago nella notte sbattuto su una scogliera che è il muro di cemento armato della metropolita. il mare è un’onda infernale, sulfurea, una “zaffata di stagno” … I versi di Trucillo, che ruotano intorno alla centratura della pagina, inseguono anche stilisticamente quell’attimo, sembrano parole-detrito che hanno baricentri verticali attorno a cui si ammucchiano, descrivendo quei sentimenti tronchi, implosi improvvisamente, senza direzione e che vivevano nei corpi sulla pensilina, immessi in una sorta di ingranaggio ineluttabile che chiude alla libertà di qualsiasi altro percorso d’esperienza… Una poesia che potremmo definire civile, morale..